Portale in pietra calcarea con stemma nella parte centrale dell’architrave.
Via Cadorna
Con il nome di “Linea Cadorna” si intende il sistema di fortificazioni militari realizzate agli inizi del secolo tra l’Ossola e la Valtellina. È un patrimonio di mulattiere oggi largamente ricuperabile all’escursionismo sui “sentieri della Storia”.
Le linee fortificate, che nel loro tratto verbanese e ossolano corrono tra il Lago Maggiore e il Monte Massone, furono volute dal generale Luigi Cadorna di Pallanza, allora capo di stato maggiore dell’esercito italiano. Il generale Cadorna apparteneva ad una nota famiglia verbanese di lunga tradizione militare; il padre Raffaele comandò nel 1870 la conquista di Roma con la “Breccia di Porta Pia”. Un mausoleo, sul lungolago di Pallanza, ricorda le tradizioni militari dei Cadorna.
Le linee fortificate, già realizzate in parte prima del 1915 in funzione antifrancese, furono costruite nel loro assetto attuale tra il 1916 ed il 1918.
Esse comprendono un fitto reticolo di carrarecce e mulattiere militari, trincee, postazioni d’artiglieria, luoghi di avvistamento, ospedaletti e strutture logistiche, centri di comando. Furono realizzate, attuando piani operativi elaborati all’inizio del secolo, in funzione difensiva a fronte di un ipotizzato attacco austro-tedesco attraverso la Svizzera. Durante la prima guerra mondiale l’Italia era alleata con Francia, Inghilterra e Russia contro la “Triplice Alleanza” (Germania, Austria e Prussia). Gli stati maggiori militari considerarono realistica una possibile invasione nemica usando il “corridoio elvetico” con la complicità passiva delle forze armate svizzere.
Il sistema fortificato della “Linea Cadorna”, nella logica della “guerra di posizione”, copre un dislivello di 2.000 m tra la piana del Toce e il Monte Massone e fra il Lago Maggiore (Carmine inferiore) e il Monte Zeda e proseguono nelle Alpi centrali fino alle Orobie.
Tra l’Ossola e la Valtellina furono costruiti 72 km di trincee, 88 postazioni di artiglierie di cui 11 in caverna, 296 km di strade carrozzabili, 398 km di mulattiere. I lavori costarono più di 100 milioni di lire del tempo e impiegarono oltre 15.000 operai. In un’economia di guerra, i lavori ebbero un impatto positivo per le popolazioni locali in quanto offrirono lavoro retribuito a muratori e scalpellini e costituirono una prima occasione di lavoro salariato per la manodopera femminile impegnata nel trasporto dei viveri alle squadre in montagna.
Il paesaggio della nostra città è un paesaggio di acque, giardini e... pietre. Pietre che diverse per caratteristiche, gusto e lavorazione decorano e rendono monumentali gli ingressi degli edifici storici della città.
Questo sito internet e l'agile e intelligente volume frutto di un accurato lavoro di ricerca, documentazione e fotografia ci accompagnano nella loro scoperta, in una passeggiata che unisce la storia e l’architettura
degli edifici a quella degli uomini e alle loro narrazioni.
Un modo nuovo e insolito per guardare con occhi diversi luoghi conosciuti, o per accompagnare i turisti in passeggiate meno consuete alla scoperta della città.
I portali al centro del progetto aprono a nuove prospettive e delineano un percorso di visita che dipanandosi quasi per un millennio attraversa Pallanza e Suna, prima tappa di un percorso che,
ponendo al centro il patrimonio cittadino, costruisca a partire da esso progetti di valorizzazione e promozione turistica.
Monica Abbiati, Assessore alla Cultura del Comune di Verbania
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